Lions Club Trasimeno

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19 Ottobre
InterClub con "Corciano Ascanio della Corgna"
presso il Museo Antiquarium di Corciano
la dr.ssa Barbara Venanti parla sul tema
"Storia dell’archeologia dal territorio del Trasimeno a quello di Corciano"


La dr.ssa Barbara Venanti ha presentato una mappa del territorio compreso tra il Trasimeno e Magione in cui sono stati fatti rilevamenti.
Infatti il territorio in cui oggi sorge Magione assunse in età etrusca un ampio rilievo per la sua favorevole collocazione topografica a ridosso del lago Trasimeno e in prossimità dei confini con l’area cortonese e quella chiusina.
L’ingente quantità di materiale archeologico etrusco rinvenuto nel territorio comunale, permette oggi di delineare con una certa attendibilità gli aspetti legati al popolamento della zona.
Notevoli per interesse archeologico i contesti sacro-religiosi, con una densità topografica ragguardevole: tra essi annoveriamo:

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Pasticcetto

La Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria rinvenne tra il 1984 e il 1986 un santuario etrusco in località Pasticcetto, sulla sommità di uno dei rilievi maggiori della costa orientale del lago Trasimeno, dopo dall’ennesima segnalazione del rinvenimento nella zona di bronzetti votivi, in modo da bloccare l’azione distruttiva di scavatori clandestini.
Lo scavo permise la messa in luce di un piccolo ambiente quadrangolare in muratura a secco, pavimentato, scavato e incassato nel terreno; una sorta di vasca, nella quale doveva originariamente confluire l’acqua proveniente da una vicinissima fonte.
Tra il materiale che riempiva questa struttura, emerse una discreta quantità di terrecotte architettoniche decorate e diversi elementi di copertura sempre in terracotta.
La vasca doveva essere il centro cultuale del santuario, la stipe votiva entro la quale avveniva l’immersione rituale degli ex voto rinvenuti in ingente quantità al suo interno.
Dal punto di vista cultuale rimane tuttora difficile ricondurre il santuario a divinità specifiche: la quasi totale assenza, tra i bronzetti votivi antropomorfi, di figurine con fisionomie divine riconoscibili, fa propendere verso divinità generiche legate al mondo agricolo e pastorale, nonché al culto delle acque sorgive.
I materiali più significativi provenienti dal santuario sono oggi esposti nella sala dedicata all’archeologia classica dell’Antiquarium di Corciano.

Colle Arsiccio

La caratteristica principale del santuario di Colle Arsiccio/Magione, situato sopra il Lago Trasimeno, era un'area recintata il cui deposito votivo circondava una fontana d'acqua sorgiva cui si attingeva per culti curativi e di altro tipo.

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Stipe votiva di Caligiana

Nel 1868, a Caligiana, venne alla luce un’ingente quantità di bronzetti votivi, il cui modo di deposizione e contesto di rinvenimento, a detta degli scopritori, erano paragonabili a quelli di un ripostiglio.
Questa informazione, associata alle caratteristiche qualitative e quantitative dei materiali raccolti, permette oggi di ricondurre i reperti ad una stipe votiva, ovvero una fossa nella quale venivano deposti e conservati oggetti votivi.
Proprio quest’ultimi danno un quadro non solo dell’orizzonte cronologico di riferimento per l’utilizzo della stipe (orientativamente dal IV al II-I secolo a.C.), ma anche delle probabili connotazioni cultuali del santuario.
Tra i materiali rinvenuti, per lo più votivi comuni rappresentanti animali, figurine umane o parti anatomiche, emerge infatti un reperto di notevole interesse: trattasi di una statuina di giovinetto ammantato e con il capo coperto da un cappuccio, senza dubbio iconograficamente riconducibile alla figura di Telesforo, fanciullo divino della famiglia di Asclepio e quindi alla sfera terapeutico-salutare; per questo il sito è collocato nel contesto della tipologia dei santuari "terapeutici”, dove cioè le richieste dei fedeli dovevano riguardare per lo più la guarigione da malattie o l’auspicabile protezione da patologie e malesseri di ogni tipo.
Tra i materiali spicca anche, per grado di conservazione, un giovinetto bronzeo allungato e molto stretto, del quale rimane una cospicua porzione (40 cm).
La splendida figura, riconducibile al tipo cosiddetto «ombre della sera», porta in mano una patera ed ha il capo cinto da una corona di foglie.
I materiali più significativi rinvenuti nella stipe di Caligiana sono oggi esposti al Museo Archeologico dell’Umbria (Perugia) e all’Antiquarium di Corciano.


Stele di Monte Gualandro

A Monte Gualandro fu rinvenuta un’importante stele etrusca, attualmente conservata nel Museo Archeologico di Perugia.
Per quello che riguarda il suo aspetto ecco la descrizione di Filippo Magi, tratta da un suo contributo al I° Convegno di Studi Umbri di Gubbio: «La stele è di arenaria gialliccia, ha forma rettangolare (1,90 x 0,76 m.; spessore 13 cm.) e reca nella parte superiore di una faccia una scena graffita con solco poco profondo, che rappresenta due armati che armeggiano fra di loro.
Il fatto che la figura di destra sia mancante di una notevole parte (un quarto dello scudo e quasi tutta la gamba destra), induce a ritenere che la stele sia stata ritagliata da questo lato almeno per una quindicina di centimetri, forse proprio per adattarla come coperchio ad una sepoltura che evidentemente non era quella originaria».
Per tutta una serie di elementi che compaiono nell’incisione, e soprattutto per l’atteggiamento delle due figure ciò che è raffigurato non sembra una vera e propria lotta bensì una sorta di "gioco funebre".

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Necropoli di Strozzacapponi

La Necropoli etrusca di Strozzacapponi a metà strada tra Perugia e Corciano lungo la strada statale Pievaiola.
E’ uno degli esempi meglio conservati ed organizzati di luogo di sepoltura etrusca.
La necropoli è stata scoperta durante gli scavi per la costruzione di una abitazione privata.
È' visitabile attraverso un percorso guidato ben attrezzato che valorizza alcune delle centinaia di tombe organizzate secondo un piano urbanistico preordinato: di analoga struttura e dimensione, presentano un dromos dotato di gradini che conduceva all'ingresso, chiuso da un grande lastrone.
Il vano interno disponeva sui tre lati di banchine dove venivano collocate le urne o olle con le ceneri del defunto e i relativi corredi funebri.
Al tradizionale ceto gentilizio si affianca un gran numero di personaggi di rango inferiore, liberi o schiavi affrancati.
L'impianto di Strozzacapponi costituisce un perfetto esempio di necropoli organizzata secondo un preciso disegno.
Il rito di sepoltura è quello dell'incinerazione, normalmente utilizzato nel territorio perugino in età ellenistica.
Il corpo del defunto veniva bruciato e le ceneri raccolte all'interno di urne di travertino o di olle in ceramica.
Le urne, alcune esposte presso l'Antiquarium comunale di Corciano, sono in genere lisce e, solo in alcuni casi, presentano decorazioni scolpite arricchite da vivaci policromie.
Sui coperchi è spesso inciso il nome del defunto.
Utilizzata tra il III secolo e il I secolo a.C., era pertinente ad un insediamento collegato all'attività estrattiva nelle vicine cave di travertino in località Santa Sabina.
La musealizzazione della necropoli si inserisce in un più ampio progetto di percorso naturalistico-archeologico che include anche la necropoli di Fosso Rigo, utilizzata da artigiani dediti alla lavorazione della pietra.

Monte Marzolana

Con i suoi 586 m s.l.m., il Monte Marzolana è uno dei maggiori rilievi della costa del Trasimeno e si pone oggi all’estremità sud-occidentale del confine comunale, pur rientrando in parte nelle pertinenze territoriali dei comuni di Perugia e Panicale.
Il monte, oltre a rappresentare una delle realtà paesaggistico-ambientali più suggestive della zona, è caratterizzato da un elevato interesse storico-archeologico.
Infatti, si ha notizia da fonti orali del rinvenimento, presso la sua sommità, di conci in travertino, blocchi di grandi dimensioni probabilmente databili all’età etrusco-romana.
Non a caso anche all’interno della chiesa di S. Maria d’Ancaelle, ubicata ai piedi del monte e nei pressi della riva meridionale del lago, è reimpiegato, assieme alla parte terminale di un cippo funerario etrusco, un elemento architettonico in travertino di grandi dimensioni, anch’esso verosimilmente proveniente dalla sommità del retrostante Monte Marzolana.
In assenza di indagini archeologiche, risulta tuttora difficile risalire ai precisi contesti di rinvenimento del materiale nonché, di conseguenza, alle caratteristiche degli edifici antichi di pertinenza.
Rimane indubbia, tuttavia, una frequentazione stanziale della zona almeno in epoca romana: lo stesso toponimo del monte potrebbe essere di formazione prediale, derivando dal personale latino Marcilius.
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San Savino

Qui si individuarono materiali riferibili con certezza ad un luogo di culto, frequentato fino all’età imperiale.
Da qui potrebbe provenire anche un manico di piatto bronzeo votivo rinvenuto nella zona alla fine dell’800 e databile tra la fine del V e l’inizio del IV secolo a.C., sulla cui superficie corre in grafia cortonese una dedica (in etrusco) alla dea Cavtha.
Questo fenomeno di graduale "sacralizzazione” di svariate aree del territorio, dunque, pare assumere, mano a mano che le ricerche si affinano, ancora più spessore.
Tanto più se si considera l’apporto che un’analisi sistematica di tutte le sue componenti può fornire nella ricostruzione del contesto socio-economico di riferimento: sullo sfondo emerge un mondo agricolo-pastorale di non altissimo livello economico confermato del resto anche dalle caratteristiche dei materiali che i luoghi di culto hanno restituito.


Questi piccoli santuari rappresentavano un punto di incontro e di aggregazione religiosa prima, socio-politica poi. Sia il sito di Colle Arsiccio che quello di Pasticcetto, paiono, particolarmente nelle loro prime fasi (VI-IV secolo a.C.), strettamente legati alla viabilità della zona, collocandosi lungo le direttrici viarie più importanti, siano esse strade principali (come la Perugia-Cortona) o secondarie e interne (come i tragitti collinari).
La loro frequentazione è, almeno fino al IV secolo a.C., connessa quasi essenzialmente ai transiti tra l’area perugina e il lago, essendo per lo più assenti realtà insediative nella zona.


Dopo l’esposizione, la dr.ssa Venanti ha illustrato urne, ceramiche e statuine reperite nei siti illustrati ed attualmente esposte al Museo Antiquarium di Corciano.